QUINTO ANNO.

   Si ritorna a Gstaad, meta ormai doverosa per noi. Nel tentativo di individuare un periodo di permanenza che sia abbastanza lungo e che nel contempo non urti U.G., quest'anno abbiamo deciso di fare la solita prima settimana di luglio e quindi la prima settimana di agosto, due periodi brevi, distanti tra loro.
Ormai abbiamo consolidato un piccolo grado di amicizia con U.G., così quando arriviamo ci saluta come vecchie conoscenze, ci chiede quasi subito se siamo sistemati e quanto rimaniamo, quando dico una settimana, lui commenta: "Così poco", ma subito aggiungo che torneremo una seconda settimana ad agosto. Come ormai da copione il primo giorno mi prende quell'irrefrenabile voglia di ridere che a stento riesco a trattenere e, come l'anno precedente, ce la metto tutta per mantenere la mia parvenza di serietà.
La prima settimana è la più bella, siamo sempre in pochi. Quest'anno c'è Mario, l'immancabile Nataraj (un tedesco seguace di Rajneesh, che sta in Svizzera quasi per tutto il periodo in cui rimane U.G), Teresa, io e stiamo aspettando Pascal, (il nostro amico francese con cui siamo rimasti in corrispondenza postale per tutto l'anno).
Sono fortemente determinato ad accettare U.G. così com'è, tutto ciò che mi dà o che non mi dà. Alla sera rimaniamo con lui in  media un paio di ore e mi accorgo che, diversamente dalle ultime due settimane dell'anno scorso, quest'anno sto veramente bene.
Siamo molto contenti Teresa ed io, Pascal è arrivato e dopo l'incontro stiamo con lui e sovente anche con Mario, spesso cenando insieme nel nostro chalet. Possiamo parlare di U.G. e Mario, che attualmente è uno di quelli che lo frequentano maggiormente, ci può raccontare diversi aneddoti. Tra le varie cose ci racconta della modificazione alle ghiandole che U.G. subisce nelle notti di plenilunio, questa fa si che il suo mento sembri appoggiare sulla testa di un cobra, (come descritto anche nel libro "La mistica dell'illuminazione"). Chiedo a Mario se non è impressionante, risponde di no. D'altro canto anche una cosa così inusuale, con U.G. che è la naturalezza  in persona, non può che ricadere nella più grande normalità.
E' significativo come tra noi che seguiamo U.G. si dia poco peso a queste stranezze fisiologiche che probabilmente farebbero invece il diletto degli occultisti. U.G. ai nostri occhi non ha bisogno di certificare la sua grandezza con fenomeni paranormali, e se questi fenomeni ci sono lasciamo che ci siano.
Mario si lamenta un pò e dice che è difficile stare costantemente vicino a U.G. Ci racconta un altro aneddoto che gli è successo e che può essere considerato un classico da parte di U.G. Era in macchina, un giorno, con lui e stavano viaggiando da diverse ore  nel più assoluto silenzio, quando, forse per rompere la monotonia del silenzio, Mario, fa un apprezzamento sulla bellezza del panorama circostante. A quel punto U.G., con uno scatto brusco, gli  risponde di rimando: "Desideri proprio avere una conversazione ora?"   Personalmente gli dico che è fortunato a trovarsi nella posizione in cui si trova e che non è per caso se lui è lì vicino a U.G.
Questa sera c'è una mezza dozzina di persone e l'incontro è sul prato dello chalet; U.G. sta parlando quando dalla vicina cucina si sente lo squillo del telefono. U.G. entra in casa a rispondere, dopo poco esce e dice: "Oh ragazzi   la gente sta impazzendo, era uno che sta facendo una partita a scacchi e mi telefona dalla Norvegia per chiedermi se deve muovere il cavallo o la torre; ma vi rendete conto?" Non capita spesso, ma qualche personaggio un pò strano ogni tanto arriva da U.G.
Una volta venne una signora che si professava in grado di conoscere una persona attraverso una manipolazione del piede, e naturalmente chiese a U.G. di lasciarle tastare i suoi piedi. U.G. rimase un pò titubante, poi, accertatosi che la signora non aveva scopi devozionali, (toccare i piedi del maestro è una pratica devozionale molto diffusa in India), le diede il permesso. La signora forse anche con un pò di imbarazzo, tastò il piede di U.G. per  qualche minuto e concluse dicendo che aveva dei piedi armoniosi. Questi approcci un pò stravaganti non sono la norma, come ho spesso  evidenziato la normalità è assolutamente prevalente vicino a lui. U.G. comunque non si rifiuta di ricevere nessuno ed è estremamente  benevolo verso tutti, anche se inevitabilmente chi è a caccia di stranezze si rende ben presto conto di essere arrivato nel posto sbagliato.
Un'altra sera U.G. ci fa vedere delle videocassette di quando era a Las Vegas con i suoi amici; poi, finite quelle, inserisce una cassetta con uno spettacolo di prestigiatori. Questo è troppo per Arlette, una nuova venuta, che si alza con la scusa di fare quattro passi e se ne va. Noi che conosciamo U.G. da qualche tempo apprezziamo il semplice stargli vicino, mentre è comprensibile che il nuovo venuto desideri un approccio più personale. U.G. non la trattiene certo, se ci desse ciò che desideriamo smetterebbe di essere se stesso. Lo ha ben fatto con me l'anno scorso quando desideravo ardentemente essere più parte della  famiglia e stargli più vicino, ma non ho ottenuto quello che volevo.
Il mio proposito di prendere "In toto" tutto quello che U.G. mi offre, sia esso accettazione o rifiuto, resiste e durante gli incontri godo di un grande benessere. Sbarazzata la mente dalle richieste e dalle aspettative, si riesce a gustare meglio la grazia di U.G. che in verità non è difficile  da percepire. Rubo un'altra citazione dal libro "Ramana Maharishi ed il sentiero dell'auto conoscenza" per tentare di descrivere questo sentimento.
"E' stato detto che il Maharishi insegnava in silenzio, ma questo non   significa che non offrisse esposizioni verbali, significa solo che queste non erano l'insegnamento essenziale. Questo era sperimentato come un silenzioso influsso nel cuore. Il potere della sua presenza era schiacciante e la sua bellezza indescrivibile e tuttavia al tempo stesso, era estremamente semplice, estremamente naturale, senza boria, senza sussiego, modesto."
La settimana scorre velocemente, il penultimo giorno provo ad invitare U.G. a cena da noi, come usavano fare l'anno scorso i suoi amici più vicini. Mi dice che non gli va di mangiare fuori, però ci invita a cena da lui. Piccoli gesti intrisi di tanta benevolenza, soprattutto per la grande spontaneità che mostra U.G.
Alla cena questa volta siamo in tanti: Mario che ha cucinato, Teresa ed io, Paul Sempé che è appena arrivato e Pascal. La zuppiera fumante è sul tavolo, tutti hanno fatto un primo giro, io vorrei servirmi ancora ma sono titubante, dico a Teresa "Vorrei prenderne ancora ma non vorrei infrangere il protocollo".  Subito U.G. mi riprende: "Non c'è protocollo qui!" Finito di mangiare non ci si ferma a fare salotto, "Grazie" dice U.G. e quello significa che possiamo andare. L'indomani dopo l'incontro salutiamo U.G. con un arrivederci ad   agosto.

SECONDA SETTIMANA.

  Una splendida giornata di agosto ci dà il bentornati nella valle del Saanenland e mentre saliamo da U.G. sentiamo delle voci, infatti  l'incontro è fuori sul prato davanti allo chalet.
U.G. ci vede e ci dice: "Siete già qui, è già passato un mese! E' come se foste sempre stati qui con noi." Potrebbe sembrare una banale frase di benvenuto o un cenno di riconoscimento, ma io propongo questa chiave di lettura: "Siete già qui, è già passato un mese" sta a significare come il tempo corra veloce ed anche l'anno che ci separerà da U.G. passerà velocemente. "E' come se foste stati sempre qui con noi" può voler dire: "In fondo siamo sempre insieme" oppure "Io sono sempre con voi. "Ramana Maharishi pure proferì la seguente frase ad una devota triste perché doveva lasciarlo. "Perché piangete? Io sono con voi dovunque andiate."
Non ho neanche il tempo di sedermi e U.G. mi dice: "Ti aspettavano per il computer, ora sono tutti dentro che stanno lavorando."  Chiedo se c'è anche il professor Moorty, all'assenso di U.G. mi alzo per entrare a salutarlo. Dentro trovo Julie, il professor Moorty e Chandrasekhar. Questi è la   persona che, con la moglie Suguna, accudì Valentine in India, dopo che fu colpita dal morbo di Alzheimer. Ora sta raccogliendo tutto il materiale su U.G., libri, videocassette con interviste ed altro.
C'è un grande darsi da fare con il computer per U.G., sia per Internet, che per raccogliere e catalogare le informazioni che lo riguardano.
Saluto Moorty che è stato molto gentile con me durante l'anno, rispondendo ad alcune mie richieste di informazioni, saluto Julie e vengo presentato a Chandrasekhar. Poi esco per seguire U.G.
Diversamente dalla prima settimana, quando si viene in questi periodi, U.G. ci sottopone ad un martellamento continuo e costante, come se volesse scoraggiarci dall'andare e dallo stare lì, facendo largo uso di frasi tipo le seguenti:
"Questa cosa che cercate è la fine di voi stessi come siete soliti conoscervi e sperimentarvi, come potete volere una cosa del genere?"
"Non ho niente da offrirvi, voi non otterrete nulla da me perché si dà il caso che non ci sia niente da ottenere, niente da raggiungere, e anche questa certezza è qualche cosa che non può esservi trasmessa."
"Continuando questi incontri partecipo  all'illusione che ci sia qualche cosa da ottenere."
"Cosa venite qui a fare, qui non c'è niente da dare e niente da prendere".
Tutte le sere c'è una buona dose di questa medicina. E per fare ciò U.G. si appoggia a qualcuno che gli faccia da spalla, che nel nostro caso è Nataraj, ma sebbene si rivolga a lui noi percepiamo che lo sta dicendo a tutti.
Non mi riesce ancora di capire quanto U.G. sia serio quando dice queste cose, mi ricordo una volta che disse: "Quando dico di andarvene dovete restare e quando dico di restare dovete andarvene". Scherzava quella volta o sta scherzando adesso U.G.? Proprio non saprei. Comunque nessuno di noi si lascia scoraggiare ed il giorno dopo siamo tutti lì.
Il mio proposito di accettare U.G. così com'è continua a durare e mentre sono lì ho la percezione reale dell'immensa pace che alberga dentro di lui. E cosa ancora più straordinaria comincio ad avere sentore che quella pace è la stessa precisa identica che ho dentro di me. Non è un pensiero ma la percezione del  mio vero essere sempre nuovo e sempre fresco. Vedo anche lo scempio  che questo così detto "Io" perpetua con le sue mille pretese ai danni di questa pace.
Il clima si è irrigidito e gli incontri, dopo il primo giorno, sono tenuti all'interno dello chalet. Più degli anni passati, però, mi sembra di notare in U.G. la ferma determinazione a scoraggiare le domande, soprattutto se provengono da qualcuno che lo frequenta da diversi anni. Ancora una volta non posso evitare di fare un accostamento con questo brano su Ramana Maharishi:
"Di solito sono i nuovi arrivati che fanno domande e ricevono spiegazioni. I discepoli hanno raramente domande da fare, alcuni di essi mai."
Una sera, probabilmente a beneficio di due nuovi venuti, fa passare un pò tutti chiedendo: "Nessuno ha domande?"  Poi, visto che la sera prima avevo posto una delle mie rare domande mi dice: "Tu, Mr. Piazza non hai una delle tue domande serie da fare?" "Non vengono" rispondo io e lui di rimando: "Molto bene" e  sembra realmente contento. Poi aggiunge: "vedi ora posso ricordare il   tuo nome."
Intanto è ritornato Paul Sempé dalla Francia, per presentare la moglie all'amico Moorty. Loro due sono diventati molto amici. Paul che, per l'idea che mi sono fatto io, è forse  quello tra noi che è più portato per la filosofia, non riesce ad ottenere da U.G. le risposte adeguate sul piano intellettuale.   Le sue riposte, forse è riuscito ad ottenerle da  Moorty, che è un bravissimo professore di filosofia  e che, anche per le sue origini indiane e la lunga frequentazione con U.G., è qualificato a parlare di questi argomenti.  Durante l'anno trascorso hanno tenuto un fitto scambio di corrispondenza tramite la posta elettronica di Internet. Paul andava in un "Cyber cafe", che si trova vicino al posto dove abita in Francia, e sottoponeva all'amico Moorty, che abita in California, le sue domande ricevendo poi in tempi brevi le risposte. Le vie della "Conoscenza", alle soglie del 2000, si avvalgono, perché no, anche della tecnologia.
Questa sera ci sono diverse persone nuove, vi è anche una mamma  con due bambini, che sta fissando il vuoto in un punto lontano da noi. U.G. rivolto a lei dice: "Come è seria" poi, visto che lei non si è  accorta di essere stata chiamata in causa, U.G. continua: "Ditele di non essere così seria". Nessuno raccoglie o coglie la sfumatura e U.G. continua, "Il vostro stato influenza quello che c'è qui". Come dire "I vostri problemi sono i miei, non esiste una reale separazione tra noi." Nel libro" La mente è un mito" dice: "Tutto quanto succede là fuori è chiaramente riflesso qui nello stato naturale."
Sono più che sicuro che U.G. percepisca, in modo molto chiaro, i nostri stati d'animo ed anche i nostri pensieri, magari  non sempre e magari non tutti, forse non sempre sa a chi di noi appartenga un determinato pensiero, ma sono ormai più che certo di questa cosa. Alcuni fatti personali che ho citato ed altri più intimi che ho preferito non citare, mi danno questa certezza.
Anche questa seconda settimana, densa di pace e di realtà, è finita. Mi avvicino a U.G. per salutarlo e per dargli come ringraziamento  un pacchetto con dei dolci al cioccolato bianco. Lui mi ringrazia a sua volta e poi mi stringe la mano lasciando scivolare una carezza amorevole.

CONSIDERAZIONI SU U.G. DOPO IL QUINTO ANNO.

  Chi è quest'uomo? Sai Baba lo ha definito un Jivanmukta (liberato in vita); di lui Ananda Mayi Ma ha detto "E' assiso sulla cima della montagna, qualsiasi cosa vi dica di fare, fatela."
Come Nisargadatta risponde in modo informale alle domande più profonde sulla vita, come Ramana Maharishi insegna più con la presenza che con le  istruzioni intellettuali.
"A chi sono di fronte?" chiedo a me stesso. Mi rendo conto che sto tentando l'impossibile, definire U.G. è un tentativo destinato al fallimento (e non avrà mai successo.) Come dice lui: "Non c'è niente qui" ed ora, dopo una più lunga vicinanza a lui vedo quanto siano vere queste parole.
In effetti U.G. ha una sua personalità, ma descrivendo quella ci si rende conto di non descrivere U.G. e la sua realtà, piuttosto è come se ci si trovasse davanti ad uno specchio vuoto che riflette tutti i volti dell'umanità con tutto il suo incommensurabile numero di sfumature. E ancora è il volto benedetto della vita.
Se lasciassimo da parte i nostri desideri, le nostre aspettative, le nostre paure e vivessimo il dato reale così com' è, forse riusciremmo a vedere, anche nella perdita, anche nell'insuccesso, quanto è grande e buona questa vita. Ma nell'attimo stesso in cui rifiutiamo il fluire delle cose, desiderando che esse vadano come vogliamo noi, ecco sorgere il  dolore, che non è male di per sé, ma lo è in quanto offusca la bellezza e la grandezza delle cose così come sono.
Cosa dire dunque di U.G.? Forse, come dice lui stesso, è solo un Fiore, un Fiore raro, il cui profumo inebria e ristora coloro che gli stanno vicino. E' un'ebbrezza strana, tutto vicino a lui diventa più vivo  e più colorato. Ha il dono della realtà e, come una sorta di re Mida, rende più vero e più reale tutto ciò che avvicina.
In questi tempi oscuri dove la sanità mentale sembra essere un  bene in via d'estinzione, dove l'intelligenza sembra essere una funzione in disuso, in favore di una più facile e più remunerativa furbizia, dove i valori di verità, onestà, lealtà, sembrano essere deformazioni indesiderabili della personalità umana, in questi tempi oscuri dicevo, una testimonianza come quella di U.G. è un bene di valore incommensurabile.
I potenti della terra, tronfi di se stessi e dei loro valori, potranno essere molto affascinanti, potranno anche darci doni e consigli che, nel breve, sembreranno molto preziosi, ma solo una persona vera potrà darci la verità, e questa verità profuma di eterno, profuma di  amore, profuma di noi stessi.
Dopo che tutta una cultura vecchia di migliaia di anni ce l'ha  messa tutta per alienarci da noi stessi e per inserirci in un  modello predefinito che sia confacente alla cultura stessa e certo non a noi, dopo che è successo questo spiacevole pasticcio, chi ci potrà salvare, chi ci indicherà la strada del ritorno a casa?
 Potremo leggere tutti i libri del mondo, potremo sentire professori ed eruditi di ogni razza, potremo cercare santi ed anacoreti in tutti gli angoli della terra, ma dovunque andremo, troveremo ad aspettarci quella stessa cultura che ci ha incatenati. Non saremo forse tanto folli da credere che ci possa essere una cultura migliore, una cultura che ci liberi dalla cultura? Ed allora siamo realmente senza speranza?
Io dico di no, ora sono qualificato a parlare, lo so per certo e posso dirlo: In  qualche  angolo del mondo un "Fiore raro" sta emanando il suo profumo.
 


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